29/12/09

Miguel Moliner

"Miquel Moliner era un ragazzo malinconico che nutriva un interesse morboso per tutto ciò che riguardava la morte. Sua madre era deceduta tre anni prima in uno strano incidente domestico che un medico insipiente aveva osato definire suicidio. Era stato Miquel a trovare il cadavere nel pozzo della villa estiva di famiglia, ad Argentona. Dopo aver ripescato il cadavere, si scoprì che le tasche del cappotto della donna erano piene di pietre. C'era anche una lettera scritta in tedesco, la sua lingua materna, che il signor Moliner, il quale non si era mai dato il disturbo di impararla, bruciò immediatamente senza permettere a nessuno di leggerla. Miquel Moliner scorgeva la morte: tra le foglie secche degli alberi, tra gli uccellini caduti dal nido, in mezzo ai vecchi e nello scrosciare della pioggia. Era molto portato per il disegno e spesso lo si vedeva davanti a un foglio con un carboncino in mano, intento a raffigurare sempre la stessa donna sullo sfondo nebbioso di una spiaggia deserta, una donna che Julián im-maginava fosse la madre.

«Cosa farai da grande, Miquel?»

«Io non diventerò grande» rispondeva."






Barrio Gòtico

"Quando si addentrò nel Barrio Gòtico, io gli stavo alle calcagna. Ben presto la sua sagoma si dileguò sotto i ponti tesi tra i palazzi. Archi impossibili proiettavano sui muri le loro ombre inquiete. Eravamo arrivati nel cuore incantato di Barcellona, nel labirinto degli spiriti, dove le strade avevano nomi leggendari e i folletti del tempo camminavano alle nostre spalle."





Arco Gòtico Carrer Bisbe



 


Arco Gòtico Carrer Bisbe - mappa

27/12/09

El Rey de la Magia

David Martin entra nel negozio "El Rey de la Magia", che si trova al numero 11 di Calle Princesa.

"Le vetrate della porta lasciavano intravedere a stento i contorni di un interno cupo e rivestito da tendaggi di velluto nero che avvolgevano vetrine con maschere e aggeggi di gusto vittoriano, mazzi di carte truccati e daghe con contrappesi, libri di magia e boccette di vetro molato che contenevano un arcobaleno di liquidi con le etichette in latino e probabilmente imbottigliati ad Albacete. Il campanello dell'entrata annunciò la mia presenza".

David vede uno specchio che riflette l'intero negozio ma non il suo volto.

"Un trucco interessante, vero?" Così lo accoglie il commesso del negozio.






Ingresso del Rey de la Magia



Rey de la Magia esiste davvero e si trova esattamente dove lo colloca Zafon.

Questo è il sito web del negozio:



www.elreydelamagia.com



Fu aperto nel 1881 dal mago Joaquin Partagais Jaquet, al rientro da diverse tournè americane.

Partagas tenne diversi spettacoli di illusionismo in un teatro sito nella Rambla e inventò il numero della "donna ragno". Morì nel 1931






Rey de la Magia - mappa

25/12/09

L'ordine degli avvocati

Nel gioco dell'angelo, le indagini di David Martin lo portano alla sede dell'ordine degli avvocati, situata in calle Mallorca al numero 283.






La sede dell'ordine degli avvocati come è oggi



"Salii le scale sorvegliate da lampadari di cristallo e da quella che mi parve una scultura della giustizia con busto e atteggiamento da diva del Paralelo".

Martin si era recato in quel luogo per cercare l'identità completa di Valera.

Ad accogliere Martin nella sede trovò un "ometto dal sorriso affabile" che "si smarrì in un labirinto di schedari, mormorando sottovoce".

David aspettò al banco
"lasciando scorrere lo sguardo su quell'arredamento impegnato del peso contundente della legge".





Sede dell'ordine degli avvocati - mappa

22/12/09

Pagine bianche

Con le mani incerte scartò il pacchetto ed estrasse il libro che conteneva. Lo sfogliò ed alzò gli occhi incuriosita.

"Le pagine sono bianche..."

"Per ora" risposi. "Abbiamo una bella storia da raccontare, e scriverla è compito tuo."

Strinse il libro al petto.











19/12/09

El Juego del Angel

Una splendida copertina di una edizione in lingua originale del Gioco dell'Angelo





18/12/09

Cuore di tenebra

Lo scrittore Julian Carax legge per tre volte il romanzo Cuore di tenebra, di Joseph Conrad e saputo questo Riccardo Aldaya lo invita nella sua casa per fargli visitare la sua biblioteca composta da quattordicimila volumi e tra questi se ne trovano tre con l'autografo di Conrad.





Joseph Conrad



Cuore di tenebra fù scritto da Conrad nel 1902 e racconta la storia di Marlowe che risale il fiume Congo alla ricerca del folle Kurtz.

Nell'ombra del vento, Carax nel suo appartamento parigino, vive con un enorme gatto bianco di nome Kurtz che, come dice Carax stesso  "ronfava sulla macchina da scrivere."

Marina - Prefazione dell'autore

Amico lettore,

ho sempre creduto che ogni scrittore, lo ammetta o no, ha tra i propri libri qualcuno a cui è più affezionato. Questa predilezione non ha quasi mai a che fare con il valore letterario intrinseco dell'opera né con l'accoglienza dei lettori né con gli agi o le ristrettezze che la sua pubblicazione gli ha procurato. Per qualche strana ragione, ci si sente più vicini a qualcuna delle proprie creature senza che se ne sappia spiegare bene il perché. Fra tutti i libri che ho pubblicato da quando, verso il 1992, ho iniziato questo strano mestiere, Marina è uno dei miei preferiti.

Scrissi il romanzo a Los Angeles tra il 1996 e il 1997. Avevo allora quasi trentatré anni e iniziavo a sospettare che la prima gioventù, come l'aveva definita qualche sempliciotto, mi stesse scivolando tra le dita a velocità di crociera. In precedenza avevo pubblicato tre romanzi per ragazzi, e poco tempo dopo essermi imbarcato nella stesura di Marina ebbi la certezza che sarebbe stato l'ultimo libro del genere che avrei scritto. Via via che procedevo, tutto in quella storia cominciò ad avere un sapore di addio, e quando la terminai ebbi l'impressione che qualcosa dentro di me, qualcosa che ancora oggi non so bene cosa sia ma che mi manca ogni giorno, fosse rimasto lì per sempre.

Marina è probabilmente il più indefinibile e il più difficile da classificare dei tanti romanzi che ho scritto, e forse il più personale di tutti. Paradossalmente, la sua pubblicazione è quella che mi ha causato più dispiaceri. È sopravvissuto a dieci anni di edizioni pessime e spesso fraudolente che a volte, senza che io potessi fare granché per evitarlo, hanno confuso molti lettori tentando di spacciare il romanzo per quello che non era. E tuttavia, lettori di ogni età e condizione continuano a scoprire qualcosa tra le sue pagine e ad accedere a quella soffitta dell'anima di cui ci parla Oscar, il suo narratore.

Marina alla fine torna a casa, e il racconto che Oscar conclude per lei può ora essere scoperto dai lettori, per la prima volta, nelle condizioni che l'autore ha sempre desiderato. Forse adesso, con il loro aiuto, sarò in grado di capire perché questo romanzo continua a essere presente nella mia memoria come il giorno in cui ho finito di scriverlo, e riuscirò a ricordare, come direbbe Marina, quello che non è mai accaduto.



C.R.Z.



Barcellona, giugno 2008






15/12/09

Daniel parla di Clara

Chissà cosa aveva trovato in me per offrirmi la sua amicizia: forse un pallido riflesso di se stessa, forse un'eco della sua solitudine. Nei miei sogni di adolescente, lei e io saremmo sempre stati due amanti che fuggivano in sella ad un libro, pronti a dileguarsi in un mondo immaginario fatto di illusioni di seconda mano








13/12/09

La stazione Francia



Marina inizia proprio alla stazione Francia "una cattedrale fatta di nebbia e di ferro". Qui si incontrano un poliziotto e un ragazzo scomparso, che si chiama Oscar. I due si congedano con la frase "Scompare solo la gente che ha qualche posto dove andare".

Oscar ritornerà spesso in quel luogo. "Alla stazione, German si sedette in un bar, mentre io e Marina andavamo a comprare i biglietti. Al momento di partire, German mi abbraccò con tale intensità che fui sul punto di mettermi a piangere. Poi, con l'aiuto di un facchino, salì in vettura per lasciarmi salutare Marina da solo. L'eco di mille voci e fischi si perdeva sotto l'enorme volta della stazione".

Oscar torna alla stazione al rientro dei suoi due amici
"Avevo sempre pensato che le vecchie stazioni ferroviarie fossero tra i pochi luoghi magici rimasti al mondo: I fantasmi di ricordi e di addii vi si mescolavano con l'inizio di centinaia di viaggi per destinazioni lontane, senza ritorno. Se un giorno dovessi perdermi, che mi cerchino in una stazione ferroviaria, pensai" [...] "Il treno irrompeva al galoppo in stazione. Imboccò il binario e i freni gemettero. Lentamente, con la flemma dovuta alla stazza, si fermò. I primi passeggeri, figure senza nome, iniziarono a scendere. Scrutai il marciapiede con il cuore che batteva a mille".





La stazione Francia



Troviamo la stazione Francia nel Gioco dell'Angelo, infatti è uno dei luoghi che David Martin preferisce "quella volta di acciaio e vetro dall'aspetto di cattedrale". Li David si reca per attendere la sua amata Cristina e, riferendosi alla pioggia "batteva già con forza sulla volta della stazione".




Nell'Ombra del vento Julian Carax prende un treno per Parigi "la stazione Francia era deserta e i binari parevano scintillanti spade d'acciaio" [...] "Sapeva che Penelope non avrebbe preso quel treno con lui".





Stazione Francia - mappa

Can Gispert

David Martin, quando si trasferisce in calle Flassaders scopre "un formidabile negozio di articoli coloniali in calle Mirallers [...] un piccolo bazar di meraviglie provenienti da tutti gli angoli del mondo"

E' Can Gispert, il negozio dei genitori di Isabella, ed è lei stessa a portargli la spesa a casa, prima di diventare la sua segretaria e factotum.





Interno di Can Gispert



Can Gispert esiste davvero, e si trova al numero 23 di calle Sombrerers (non dove lo colloca Zafon), vicino a Santa Maria del Mar.






 



Fù fondato nel 1851, ed era un magazzino di prodotti coloniali.

Le specialità dell'emporio sono le mandorle tostate, torroni fatti artigianalmente e la cioccolata.

L'interno di Can Gispert è invaso dall'aroma del caffè, delle spezie, del cacao e della frutta secca.





Esterno di Can Gispert








11/12/09

Grandi speranze

Il libraio Sempere regala a David il romanzo Grandi speranze di Charles Dickens e lui lo legge per ben nove volte di seguito.



"...non pensavo che potesse esistere un libro migliore e iniziavo a sospettare che don Carlos l'avesse scritto solo per me. Ben presto ebbi la ferma convinzione che non desideravo altro nella vita se non imparare a fare quello che faceva quel tal signor Dickens".








 



Dickens pubblica Grandi speranze nel 1861 e racconta del giovane Pip, che dalla sera alla mattina entra in possesso di una cospicua somma di denaro, donatagli da un misterioso benefattore che provvede alla sua educazione.

Un capolavoro di amori e relazioni incrociate.










Amore



«Qualcuno ha detto che nel momento in cui ti soffermi a pensare se ami o meno una persona, hai già la risposta» affermai.

Bea cercò invano una traccia di ironia sul mio volto.

«Chi l'ha detto?»

«Un certo Julián Carax.»

«È un tuo amico?»

«Più o meno» risposi, non senza un certo stupore.

«Me lo devi presentare.»

«Stanotte, se vuoi.»






08/12/09

Lamè

"Un suono celestiale invase le ombre del giardino come fosse un profumo. Sentii le variazioni di quel sussurro cesellare le note di un'aria accompagnata al pianoforte. Era la voce più bella che avessi mai ascoltato." [...]

"Mi avvicinai alla veranda illuminata da cui proveniva quel suono indescrivibile. La voce di una donna. Il tenue alone di cento candele palpitava all'interno. Intravidi il trombone dorato di un vecchio grammofono su cui girava un disco."







Il disco che girava sul grammofono e che aveva incantato Oscar era l'opera di Leo Delibes, Lamè, la preferita da Kirsten Auermann, cantante lirica nonchè la mamma di Marina. Kirsten la sceglie per dare l'addio alle scene, poco prima di morire a causa di un male incurabile.




05/12/09

Bea



"Dunque, una mezzora fa è passata una bellissima signorina che ha chiesto di lei.

Suo padre e il sottoscritto eravamo entrambi presenti e posso garantirle che la ragazza non era affatto un fantasma.

Sono persino in grado di descriverle il suo profumo. Lavanda, con una sfumatura dolciastra. Come una ciambella appena sfornata."







01/12/09

Montblanc Meinsterstück



C'è stato un tempo, quando ero bambino, forse perché ero cresciuto in

mezzo a libri e librai, in cui volevo diventare uno scrittore e vivere come il protagonista di un melodramma. Queste fantasie infantili erano ispirate da uno straordinario manufatto esposto in un negozio di calle Anselmo Clavé, proprio dietro al palazzo del Governo Militare. L'oggetto della mia adorazione, una magnifica stilografica nera decorata da un tripudio di fregi, splendeva al centro della vetrina come un gioiello della corona. Il pennino, un delirio barocco in oro e argento finemente incisi che brillava come il faro di Alessandria, era un prodigio in sé. Quando uscivo a passeggio con mio padre non avevo pace finché non mi portava a vedere la penna, appartenuta, a suo dire, nientemeno che a un imperatore. Io ero sicuro che con una tale meraviglia si potesse scrivere qualsiasi cosa, da un romanzo a un'enciclopedia, e anche lettere che non avrebbero avuto bisogno del servizio postale. Ero convinto che qualunque messaggio scritto con quella penna sarebbe arrivato a destinazione, anche nel luogo misterioso dove, secondo mio padre, si trovava la mamma.

Un giorno decidemmo di entrare nel negozio e scoprimmo che si trattava della regina delle stilografiche, una Montblanc Meinsterstück a serie limitata, appartenuta, così asseriva il negoziante, nientemeno che a Victor Hugo. Da quel pennino d'oro, ci informò, era scaturito il manoscritto de I miserabili.











La famosa Montblanc Meinsterstück 149, oggetto del desiderio di Daniel.

Il negoziante naturalmente esagerava, visto che la Mont Blanc non esisteva ancora nel periodo di Hugò


Marina e Oscar

"Cosa posso fare?"

"Resta qui con me"

Si sedette davanti allo specchio. Con una spazzola cercò inutilmente di sciogliere il groviglio di capelli che le cadevano sulle spalle. Le mancavano le forze.

"Lascia fare a me" e le tolsi la spazzola dalle mani.

La pettinai in silenzio, mentre i nostri sguardi si incontravano nello specchio. Marina mi strinse forte la mano e se la premette contro una guancia. Le sue lacrime mi bagnarono le dita e mi mancò il coraggio di chiederle perchè piangeva.