19/10/13

Laura ( La Mujer de Vapor)


Non lo ho mai raccontato a nessuno, ma vi assicuro che quello che ho vissuto fu un vero miracolo. Laura era una ballerina di tango e lavorava come segretaria negli uffici di un amministratore di condominio. La conobbi una notte di Luglio, con il cielo impregnato di vapore e disperazione. Io dormivo in mezzo alle intemperie, sdraiato sopra una panca della piazza, quando mi svegliano due labbra che sfiorarono il mio viso.
"Hai bisogno di un posto per dormire e ripararti?"
Laura mi guidò fino al portone. L'edificio era uno di quei mausolei verticali che conferiscono un aspetto sinistro alla città vecchia grazie al labirinto di gargolle e rammendi delle loro facciate.
Sull'atrio si leggeva la data 1866.
La seguii sulle scale, quasi a tentoni. Sotto i nostri passi, l'edificio scricchiolava come le barche vecchie. Laura non mi chiese referenze ne altre garanzie. Meglio, perché in prigione non ti danno né le une ne le altre. L'attico era grande quanto la mia cella, un piccolo soggiorno sospeso sulla tundra di tetti. "Questo posto mi va benissimo", dissi.
Dopo tre anni in prigione, avevo perso il senso dell'olfatto, e quella delle voci che traspiravano dai muri per me non era una novità.
Laura saliva quasi tutte le notti. La sua pelle fredda ed il suo alito di nebbia erano l'unica cosa che non bruciava in quell'estate infernale. All'alba, Laura si perdeva giù dalle scale, in silenzio. Il giorno lo sfruttavo per sonnecchiare. I miei vicini avevano quella gentilezza mite che conferisce la miseria. Contai sei famiglie, tutte con bambini e vecchi che odoravano di fuliggine e terra rimossa. Il mio favorito era Don Florián che viveva giusto sotto la mia stanza e decorava pupazzi per commissione. Passai settimane senza uscire dall'edificio. I ragni tracciavano arabeschi sulla mia porta. La signora Luisa, quella del terzo piano, mi portava sempre qualcosa di mangiare. Don Florián mi prestava riviste vecchie e mi sfidava a domino. I bimbi del palazzo mi invitavano a giocare a nascondiglio. Per la prima volta nella mia vita mi sentivo benvenuto, quasi caro. A mezzanotte, Laura portava nell'attico i suoi diciannove anni avvolti in seta bianca e si lasciava andare come se fosse l'ultima volta. Facevamo l'amore fino all'alba e il suo corpo mi saziava di quanto la vita mi aveva rubato. Quindo sognavo lo facevo in bianco e nero, come i cani ed i maledetti. Perfino agli avanzi della vita come me è concesso ogni tanto un segno di felicità in questo mondo.
Quell'estate fu la mia.
Quando arrivarono gli uomini della municipale, alla fine di agosto, li scambiai per poliziotti. L'ingegnere addetto alle demolizioni mi disse che non aveva nulla contro gli occupanti, ma che, l'edificio doveva essere buttato giù con la dinamite.
"Deve esserci un errore", dissi. Tutti i capitoli della mia vita incominciano sempre con quella frase.
Corsi giù per scale fino all'ufficio dell'amministratore per cercare Laura.
Dentro solo una gruccia e mezzo palmo di polvere. Salii a casa di Don Florián. Cinquanta pupazzi senza occhi marcivano nelle tenebre. Percorsi l'edificio alla ricerca di qualche vicino. I corridoi erano silenziosi e pieni di rottami. "Questa proprietà è chiusa da 1939, mi informò l'ingegnere..
Un bombardamento uccise tutti gli occupanti e danneggiò la struttura senza rimedio." Mi misi ad inveire contro di lui. Credo che lo spinsi giù dalle scale.
Questa volta il giudice non ci mise molto a sbattermi dentro.
Gli antichi compagni mi avevano conservato la cuccetta: "Tanto ritorni sempre." Dissero.
Hernán, quello della biblioteca, mi trovò il ritaglio con la notizia del bombardamento. Nella foto, i corpi allineati dentro bare di pino, sfigurati ma riconoscibili.
Laura era vestita di bianco, le mani incrociate sul petto.
Son passati già due anni e nella prigione ancora si vive o si muore di ricordi. Le guardie si credono molto intelligenti, ma lei sa eludere sempre tutti i controlli. A mezzanotte, le sue labbra mi svegliano. Mi porta ricordi di Don Florián e di tutti gli altri.
Mi vorrai sempre?” chiede la mia Laura.
Ed io le rispondo sempre di sì.

N.B. questa è una mia libera traduzione del racconto "La mujer de vapor" di C. R. Zafon, scaricabile liberamente dal sito http://www.carlosruizzafon.com.


1 commento:

  1. Perdoni la domanda e Scusi il disturbo ma dopo lunga ricerca non sono ancora arrivata a una valida conclusione. Quindi o deciso di chiedere a lei se non e troppo disturbo, ovviamente. Mi chiedevo se potesse farmi la cortesia di dirmi se c’è il libro (e non solo la versione scaricabile per PC, o ebook) di La Mujer de Vaporn, e se si. E reperibile qui in Italia. (magari in Italiano)

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