C'è stato un tempo, quando ero bambino, forse perché ero cresciuto in
mezzo a libri e librai, in cui volevo diventare uno scrittore e vivere come il protagonista di un melodramma. Queste fantasie infantili erano ispirate da uno straordinario manufatto esposto in un negozio di calle Anselmo Clavé, proprio dietro al palazzo del Governo Militare. L'oggetto della mia adorazione, una magnifica stilografica nera decorata da un tripudio di fregi, splendeva al centro della vetrina come un gioiello della corona. Il pennino, un delirio barocco in oro e argento finemente incisi che brillava come il faro di Alessandria, era un prodigio in sé. Quando uscivo a passeggio con mio padre non avevo pace finché non mi portava a vedere la penna, appartenuta, a suo dire, nientemeno che a un imperatore. Io ero sicuro che con una tale meraviglia si potesse scrivere qualsiasi cosa, da un romanzo a un'enciclopedia, e anche lettere che non avrebbero avuto bisogno del servizio postale. Ero convinto che qualunque messaggio scritto con quella penna sarebbe arrivato a destinazione, anche nel luogo misterioso dove, secondo mio padre, si trovava la mamma.
Un giorno decidemmo di entrare nel negozio e scoprimmo che si trattava della regina delle stilografiche, una Montblanc Meinsterstück a serie limitata, appartenuta, così asseriva il negoziante, nientemeno che a Victor Hugo. Da quel pennino d'oro, ci informò, era scaturito il manoscritto de I miserabili.
La famosa Montblanc Meinsterstück 149, oggetto del desiderio di Daniel.
Il negoziante naturalmente esagerava, visto che la Mont Blanc non esisteva ancora nel periodo di Hugò
Il negoziante naturalmente esagerava, visto che la Mont Blanc non esisteva ancora nel periodo di Hugò
Una penna stupenda oggetto di desiderio per un ragazzo che ama scrivere e spera di diventare scrittore.
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